Ehi ragazzi! Un articolo interessante per voi…leggetelo e se avete qualcosa da dirmi o da raccontare…scrivetemi a info@manuelataffi.net

 

 

Nel nostro contesto il grooming indica una tecnica di manipolazione psicologica, che gli adulti potenziali abusanti utilizzano online, per indurre bambini e adolescenti a superare le resistenze emotive e instaurare una relazione intima e/o sessualizzata con l’adulto.

La rete non è nè buona nè cattiva, dipende dall’ uso che ne facciamo. Questo è il concetto fondamentale dal quale è utile partire per evitare che genitori ed insegnanti dei cosiddetti nativi digitali entrino in una spirale catastrofica che attribuisce estrema pericolosità a quello che è, e deve rimanere, solo uno strumento.

E se il focus rimane sull’uso che facciamo di una certa cosa è sempre possibile percorrere delle strade che hanno a che fare con l’educazione, l’informazione, e la responsabilizzazione. Sentieri forse più incerti e lenti rispetto ai viadotti del controllare, bloccare e terrorizzare, ma che ci permettono di arrivare con i nostri figli in un luogo certamente più sicuro.

Quando si parla di sicurezza online ci si riferisce a cose molto diverse tra loro. In inglese ci sono due termini che ci aiutano a specificare meglio: security e safety. Con security ci si riferisce all’hardware e al software del nostro dispositivo elettronico, tutto ciò che posso utilizzare per rendere più sicuro il mio strumento, quindi antivirus, filtri ecc. Quando invece si parla di safety ci si riferisce a comportamenti e atteggiamenti che vengono o meno messi in atto e che possono mettere in sicurezza l’utilizzatore dello strumento e non lo strumento in sé. Dunque, ben vengano i filtri, il parental control ecc, importanti soprattutto per proteggere i più piccoli dall’esposizione a contenuti non adatti.

Ma quando incomincia l’età in cui viene meno il controllo genitoriale, è necessario che i nostri ragazzi siano già stati aiutati a raggiungere quelle competenze (tecniche, cognitive, emotive, valoriali) che gli permetteranno di navigare in maniera sicura e responsabile.

Lavorando in un’ ottica di prevenzione dunque è necessario muoversi in una dimensione educativa che tenga conto dei loro bisogni affettivi, sociali, di riferimento, di conoscenza, ecc. e dei loro diritti, primo fra tutti quello alla partecipazione ai sistemi di convivenza cui appartengono.

La conoscenza, l’aumento di senso critico, la possibilità di scegliere consapevolmente, e soprattutto la presenza e disponibilità degli adulti di riferimento nel difficile ruolo di guida verso la cittadinanza (che è anche digitale) sembrano essere, anche in un contesto complesso come quello delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), le migliori soluzioni.

È bene quindi conoscere oltre alle tante straordinarie opportunità che ci offrono le TIC, anche le insidie che si nascondono in esse per prevenire possibili conseguenze negative e soprattutto per aiutare i nostri figli ad orientarsi in esse.

I principali rischi online sono:

– adescamento online (grooming)

– sexting

– cyberbullismo

– gruppi pro-ana pro-mia

– esposizione a contenuti dannosi

– violazioni della privacy

– dipendenza

Partiamo dal trattare un fenomeno molto complesso: quello dell’adescamento online o grooming.

Grooming (dall’inglese “groom” – curare, prendersi cura) è un termine di derivazione etologica che letteralmente si riferisce a quel comportamento osservato in diversi primati, tra cui gli scimpanzé e i bonobo, per cui un animale provvede a ripulire un suo simile dai parassiti. Nel nostro contesto indica una tecnica di manipolazione psicologica, che gli adulti potenziali abusanti utilizzano online, per indurre bambini e adolescenti a superare le resistenze emotive e instaurare una relazione intima e/o sessualizzata con l’adulto.

Gli adulti interessati sessualmente a bambini e adolescenti utilizzano gli strumenti come i social network, le chat (soprattutto quelle dei giochi online), gli SMS per entrare in contatto con loro. Il grooming definisce proprio il percorso attraverso il quale l’adulto instaura una relazione “di fiducia” con il bambino o adolescente. Tale percorso si sviluppa in tre passaggi distinti:

  1. Contatto. Viene instaurato il primo contatto tra l’adescatore e il minore. Questo può avvenire semplicemente tramite una chat di un gioco online o tramite una richiesta di amicizia su di un social network.
  2. Fiducia. Generalmente dopo i primi contatti, l’adescatore si informa sul livello di “privacy” nel quale si svolge la relazione con il bambino/adolescente (dove è situato il computer in casa, se i genitori sono presenti, se qualcun altro oltre al minore ha accesso allo smartphone ecc.); dopo aver ottenuto queste informazioni, avvia un processo finalizzato a conquistarne la fiducia; condividendo, ad esempio, interessi comuni (musica, attori/attrici preferiti, hobby, ecc.). Se il minore possiede un profilo personale in un social network come Facebook non è difficile per l’adulto ottenere preziose informazioni sui gusti personali del bambino/a… per passare poi a confidenze di natura sempre più privata e intima. In questa fase può verificarsi lo scambio di immagini, non sempre a sfondo sessuale (almeno in una prima fase);
  3. Esclusività. Quando l’adulto è certo di non correre il rischio di essere scoperto, inizia la fase dell’esclusività, che rende impenetrabile la relazione ad esterni. È in questa fase che può avvenire la produzione, l’invio o lo scambio di immagini – anche attraverso l’utilizzo di una webcam – a sfondo sessuale esplicito e la richiesta di un incontro offline. Spesso materiale pedopornografico può essere utilizzato dall’adulto al fine di normalizzare e rendere accettabile una relazione sessualizzata tra un adulto e un bambino/adolescente; a volte, il minore stesso viene sollecitato a inviare sue immagini e/o video. Le stesse immagini/video oppure i testi inviati dal minore in cui, ingenuamente possono avere confessato, ad esempio, le sue fantasie intime, possono poi essere utilizzate in forma ricattatoria in seguito ad un suo eventuale rifiuto nel continuare il rapporto online o nell’avviare una vera e propria relazione sessuale.

Spesso il minore ignora che dall’altra parte potrebbe trovarsi un adulto, altre volte l’età è chiara fin da subito ma non costituisce un problema anche grazie alla presenza dello schermo che mettendo distanza facilita l’apertura.

Quanto è diffuso il fenomeno dell’adescamento online?

Da un’indagine condotta negli Stati Uniti nel 2010, è emerso che un adolescente su 10 è stato adescato online. Nel 69% dei casi, tuttavia, il tentativo di adescamento non si è concluso con una richiesta di contatto al di fuori della Rete.

E’ stato osservato che gli adolescenti sono maggiormente a rischio di essere adescati rispetto ai bambini più piccoli; inoltre, per le ragazze vi è un rischio maggiore rispetto ai loro coetanei maschi.

Secondo un’indagine condotta da EuKids nel 2012 su un campione di oltre 25.000 bambini e adolescenti (età 9-16 anni) provenienti da 25 Paesi europei, il 30% ha riferito di avere conosciuto persone estranee attraverso internet (il 23% ha riferito di averne conosciute 5 o più). Nel 9% dei casi, al contatto online è seguito un incontro offline, ma solo l’1% ha riferito di essersi sentito preoccupato o turbato per questi incontri, mostrando una sottostima dei possibili rischi connessi all’incontro con persone sconosciute.

L’adescamento online è un fenomeno in forte espansione anche nel nostro paese negli ultimi anni e specialmente a seguito del boom dei social network, le vittime degli abusi online appartengono a fasce d’età sempre più basse, tra i 10 e i 12 anni.

Contrariamente a quanto si può pensare, non sono solo le ragazze ad essere esposte a questa tipologia di rischio; i ragazzi maschi, soprattutto quelli disorientati rispetto alla costruzione della propria identità e orientamento sessuale, possono essere particolarmente vulnerabili e quindi ugualmente esposti alla possibilità di entrare in contatto con adulti potenzialmente abusanti.

Educare, informare e responsabilizzare.

Non sempre però abbiamo presente che il minore davanti alle nuove tecnologie ha un ruolo attivo, un modo personale di pensare, sentire e comportarsi e soprattutto ha un ruolo decisionale nei tentativi di adescamento. Per questo è nostro dovere far sapere ai ragazzi:

  • che immagini che ritraggono minori in atteggiamenti sessualizzati spedite o pubblicate su internet potrebbero essere usate in maniera imprevedibile fino a danneggiarci;
  • che per pedopornografia si intende qualsiasi immagine di natura sessuale che ritrae minori di 18 anni;
  • che la legge punisce chi produce ma anche chi scarica, diffonde o pubblicizza questo tipo di immagini.

Nel nostro Paese, l’azione di lotta alla pedofilia online è condotta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, specialmente attraverso l’attività del Centro Nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete Internet.

Per contrastare il fenomeno dell’adescamento online, la legge 1 ottobre 2012 n.172 di ratifica della Convenzione di Lanzarote, prevede l’introduzione del nuovo reato di “adescamento di minorenni” (art. 609-undecies del codice penale). Questa nuova fattispecie di reato consiste in qualsiasi atto volto a carpire la fiducia di un minore di 16 anni attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l’utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione, allo scopo di commettere uno dei reati sessuali contro i minori previsti dalla legge.

La pena prevista per che si macchia di questo reato è la reclusione da 1 a 3 anni.

 

Grazie ad Elisa Vanzetta, psicologa clinica e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

 

error: Content is protected !! Il contenuto è protetto ! Copyright by Manuela Taffi Author